Carlo Lo Giudice

Carlo Lo Giudice

Dal 1990 Carlo Lo Giudice scrive e dirige film brevi e documentari che hanno ottenuto riconoscimenti in festival nazionali ed internazionali quali: Genova Film Festival (1° premio), Salina doc fest (1° premio), Per un pugno di corti (1° premio), Bellaria Film Festival (Vela d’argento), Sottodiciotto film festival (2° premio, menzione speciale, premio della critica), Pescara Corto Script (menzione speciale), Festival della filosofia; Cinema Giovani Torino, VIsions du Réel, Festival Internazionale del Cinema di Taormina, Arcipelago, Visioni Italiane, MED Film Festival, A.V.E. International Short Film Festival, Siena Corto Festival, FIKE Film Festival Evora-Portogallo, Opere Nuove, Infinity Film Festival, Videopolis, Roma Film Festival, Mediterranean Film Festival, etc.

Alcuni dei suoi lavori sono stati messi in onda da broadcaster internazionali – Rai3, Planete Poland, Mtv.

Ha studiato cinema prima da autodidatta, poi con Nanni Loi, Raul Ruiz, Jem Cohen, Roberta Mazzoni. Si è laureato in Lettere e Filosofia alla Sapienza di Roma con una tesi dal titolo: “Governare il caso. Il documentario italiano nell’epoca del deserto del reale”.
Ha viaggiato per lavoro in diversi paesi – Portogallo, Grecia, Egitto, Palestina. Ha tenuto incontri sui suoi lavori alla Scuola Nazionale di Cinema di Roma e Palermo. Ha insegnato presso le Facoltà di Lingue e di Lettere e Filosofia dell’Università di Catania e in numerose strutture private. Attualmente è docente presso l’Accademia di Belle Arti di Catania ed è responsabile del corso annuale sul cinema del reale presso i Viagrande Studios.
Di lui hanno scritto:

Marco Bertozzi, Quaderni del CSCI
Rivista Annuale di Cinema Italiano Quaderno n. 5, 2009

In Padre nostro, Carlo Lo Giudice s’inabissa nel quotidiano rapporto di due uomini sudati e a-televisivi (…) Fragile/enorme cinema documentario, nessuna biografia celebre, nessun intreccio drammaturgico. Una sinfonia di momenti “inutili”, nessuna finalita’ se non una esistenza che pare rasentare il biologico. Eppure “Padre nostro” preghiera/titolo del film, e’ cinema-cinema che supera il parlarsi addosso, che lo dribbla con raffinata e pausata maestria, per riflettere su impegno/rassegnazione, incanto/disincanto, antico/moderno, intimo/collettivo. Un fascio di antinomie precipitate sulla terra da passati siderali, tutti li, presenti nella Sicila di oggi.

Fabio Ferzetti, Il Messaggero, 28/9/2009

Quest’anno il primo premio e’ andato a un film privato, anzi privatissimo: Padre nostro del catanese Carlo Lo Giudice, 40 minuti che gettano una luce intensa quanto delicata sul rapporto quasi fusionale tra un uomo di 50 anni e il padre 90enne, bisognoso non solo di cure ma di affetto e vicinanza, come Lo Giudice racconta con luci e inquadrature sapienti (…) Armato di pazienza, discrezione e di grande cultura visiva, Lo Giudice circumnaviga la loro intimita’ quasi animale oscillando con pudore ma senza reticenze fra pubblico e privato. Qua la casa in cui vivono, mangiano, bisticciano, sempre in dialetto. La’ la galleria d’arte del figlio (col padre che si aggira smagito come una scultura di Giacometti fra le opere). O quella strada di campagna dove il figlio, visto da lontano, parla con alcune prostitute – e chissa’ se tratta per il padre o per se’, il film non lo spiega ma dice in un’immagine l’urgenza del desiderio e la brutalita’ della sua mercificazione.

 


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